Tunic – Recensione

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Fin dal suo annuncio e dai primi video mostrati, Tunic aveva saputo attirare non poca attenzione su di se. Lo stile grafico accattivante ed alcuni richiami alla serie The Legend of Zelda (non ultimo proprio l’abbigliamento e le armi scelte per la volpe protagonista) lo avevano reso uno dei titoli indipendenti più promettenti.

C’è però voluto molto tempo perchè tutto ciò che veniva mostrato prendesse finalmente vita in un gioco vero e proprio: basti pensare che il primo annuncio ufficiale di Tunic risale al 2017 (ma lo sviluppo era iniziato addirittura nel 2015), e sono dovuti passare altri 5 anni prima che il gioco arrivasse finalmente su PC, PlayStation e Xbox.

Grazie ad un codice review in anteprima che ci ha inviato lo sviluppatore tempo fa, abbiamo potuto provare Tunic con largo anticipo e terminarlo prima della sua uscita ufficiale sul mercato (vi ricordiamo che il gioco è disponibile anche gratuitamente nell’Xbox Game Pass), ed ora che è scaduto l’embargo possiamo finalmente svelarvi le nostre impressioni.

Tante fonti d’ispirazione

Si è a lungo discusso di quanto Tunic si rifacesse alla serie di The Legend of Zelda in particolare, ed al capitolo A Link to the Past in particolare, e di come tutto questo potesse risultare in una spersonalizzazione del gioco. In realtà Tunic, nonostante si rifaccia a mani basse al capolavoro firmato Shigeru Miyamoto, è risultato a conti fatti un gioco molto diverso dal titolo Nintendo, e che ha anche molte altre fonti d’ispirazione, come ha ammesso del resto lo stesso autore (e unico sviluppatore) Andrew Shouldice.

Ci sono infatti molti richiami alla serie Wonder Boy, in particolare al mai lodato abbastanza Wonder Boy in Monsterland, e qualche piccolo tocco persino dalla serie Dark Souls, come le monete (ma solo una piccola parte) che rimarranno ad attendervi nel punto in cui siete morti, ed anche per alcuni picchi di difficoltà davvero non indifferenti (e forse eccessivi).

Tunic di fatto è un action esplorativo in un mondo di gioco isometrico ed estremamente colorato. Cosa fare e dove andare inizialmente non è chiarissimo, così come l’utilizzo di molti oggetti ed armi che troverete, ma mano a mano che procederete nell’esplorazione (fattore fondamentare nel gioco) troverete vari pezzi di mappa e di manuale che vi spiegheranno come e dove proseguire, e soprattutto come sfruttare i vari strumenti che troverete nel corso del gioco.

Un mondo che inganna

Tunic è un gioco che inizialmente può ingannare: non fatevi ingannare dai colori, dall’ambientazione o dallo stile grafico, perchè in realtà nel corso dell’avventura vi capiterà di morire davvero tantissime volte. E qui arriviamo ad uno dei difetti principali del gioco: il livello di difficoltà mal calibrato. Intendiamoci, personalmente amo i giochi difficili, ma c’è una grossa differenza tra un gioco difficile ed uno con una difficoltà mal calibrata.

In Tunic infatti si riesce, nonostante le numerose morti, ad andare avanti più o meno sempre, ma capiterà di imbattersi (specie negli scontri con alcuni boss) in alcuni picchi di difficoltà mal gestiti e assolutamente senza senso. Per fortuna, però non si tratta di nulla che, piano piano, non si riesca a superare a forza di provare e studiare alcuni pattern dei nemici.

Purtroppo però a complicare ulteriormente le cose ci pensa un mondo di gioco isometrico che a volte, inspiegabilmente, nasconde alcune strade che è possibile seguire. Il risultato è potreste ritrovarvi a girare a vuoto per alcune decine di minuti, per poi scoprire che la strada che stavate cercando era semplicemente lì accanto a voi, ma nascosta da elemento isometrico del mondo di gioco.

Risulta invece snello e veloce il sistema di combattimento, tutto basato su colpi di spada, parate (poche) e rotolate per schivare (tante), anche grazie ad sistema di lock sui nemici che permette, negli scontri 1 vs 1, di non perdere mai di vista il nemico. Sarà inoltre utilissimo per rivelare i parametri vitali degli avversari, e rendere sempre chiaro quando possiamo rischiare un ultimo colpo risolutivo.

Altro punto forte di Tunic, poi, è sicuramente il comparto tecnico: il gioco infatti ha uno stile artistico estremamente gradevole e riuscito, e il tutto è accompagnato da una colonna sonora minimale ma perfettamente in tema con l’ambientazione.

Un gemma più impegnativa del previsto

Tunic è stata davvero una piacevole sorpresa: al termine della nostra prova la sensazione è infatti quella di aver vissuto un’avventura divertente, originale ed appagante, nonostante il pad abbia rischiato qualche volta di finire contro il muro. L’opera firmata Andrew Shouldice infatti è una piccola gemma ed un atto d’amore verso alcuni titoli classici del passato come The Legend of Zelda: A Link to the Past e Wonder Boy in Monster Land, ma anche ad alcuni titoli più recenti come Dark Souls. Al netto di alcuni difetti, come alcuni picchi di difficoltà mal gestiti ed un mondo isometrico che a volte nasconde inspiegabilmente alcune strade, ci troviamo davanti ad un serio candidato ad essere uno dei migliori Indie Game del 2022.

PRO

  • Artisticamente bellissimo
  • Ottima colonna sonora
  • Sistema di combattimento veloce e divertente
  • Più impegnativo del previsto

Contro

  • Picchi di difficoltà mal gestiti
  • Alcune strade a volte sono troppo nascoste
8.2

Molto buono

Giornalista iscritto all'Ordine di Roma. Webmaster secoli fa di AniGames.it e PlayNow.it, ora fondatore di Videogiocare.it. Appassionato di tecnologia in generale e videogiochi in particolare, inizia il suo cammino con una introvabile Irradio TVG 888, per poi innamorarsi completamente del Commodore 64. Il resto è storia.

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